E’ ancora il tempo delle mele

Cesto di mele

Ci sono ancora parecchie mele in dispensa. La Torta di mele del Maggiociondolo è la ricetta ideale dove farle confluire 🙂 E mentre impastiamo rileggiamo un articolo scritto qualche mese fa per Mi voglio benessere.

E’ un vento che profuma di pioggia quello che fa danzare nel cielo affollato di nubi le prime fronde dorate dei faggi. Tremano anche le foglie secche dei meli, che ancora si aggrappano caparbie ai rami contorti, grevi del loro carico di aromatici frutti.

Da lontano il rosso cremisi di quella miriade di sfere croccanti sembra quasi un addobbo natalizio. In effetti, l’autunno è la stagione dei doni, che la natura ci elargisce a piene mani dopo il laborioso e vitale periodo estivo.

Ottobre è per antonomasia, quanto meno qui in montagna, il tempo delle mele. Lo è per me, che adoro più di ogni altro questo frutto generoso, ottimo se consumato fresco, ancora più goloso se utilizzato nella preparazione di prelibati dolci tradizionali.

E’ il tempo in cui i camini iniziano di nuovo a profumare l’aria con il loro fumo bianco di legna e in cucina si diffonde l’inconfondibile fragranza di burro e cannella dello strudel che cuoce nel forno.

Il meleto che si estende nella striscia di terra che precede gli ultimi pascoli prima del bosco di faggi e di carpini ha pochi anni di vita. Si tratta per lo più di varietà di mele antiche di cui è persino difficile ricordare il nome. Sono alberi capricciosi nelle loro forme, che ripudiano per principio il rimanere allineati, non come quelli che si vedono nelle coltivazioni intensive che stanno al di là delle montagne, in Trentino. Tardivi nell’arrivare a produzione, sanno poi ricambiare generosamente la paziente attesa donando per anni e anni i loro preziosi frutti. Sono più resistenti alle malattie e affrontano con coraggio tanto la siccità che il lungo gelo invernale.

Non ti premiano con le mele tonde, lucide e immacolate che trovi nei banchi del supermercato. Anzi, a trovarne una senza una macchia o perfettamente rotonda si è fortunati, ma il sapore, quello no, non ti tradisce mai.

Mentre le raccogli ti accorgi che ogni frutto porta con se il suo carico di storia: ecco le cicatrici della grandine d’agosto, la buccia rosicchiata dagli insetti, le foglie mangiucchiate dai bruchi o vittime dello ioidio che si è diffuso durante le piogge di maggio.

Le prendi tra le mani una ad una e le deponi nella cesta con un pizzico di rammarico: saresti tentato di dare un morso a ciascuna, per assicurarti del loro sapore, perché ognuna di esse è una vera tentazione. Tutte diverse, come è diverso ognuno di noi, solo apparentemente esseri umani tutti uguali.

Svuoti la cesta e già la stanza si riempie del loro profumo, mentre rotolano con incedere incerto sul tavolo della cucina. Non resta che scegliere tra le infinite ricette di torte di mele di cui è ricchissima la tradizione pasticcera di tutto il mondo.

Questa che vi propongo è la ricetta della Torta di mele del Maggiociondolo, una personale creazione per esaltare il sapore della mela, senza rinunciare alla golosa croccantezza di uno streusel alla cannella. Una base di pasta simile alla brisé, senza zucchero, per nulla togliere al dolce naturale della frutta, e poi mele, tante mele, tagliate sottilissime. Possibilmente di varietà differenti, perché è sempre dall’incontro della diversità che nascono le cose migliori. Infine una sbriciolata di streusel, o crumble, se preferite, per dare soddisfazione anche alla voglia più golosa. Una spruzzata abbondante di cannella e via, in forno, aspettando che il profumo si espanda per tutta la casa e ci tormenti con l’irresistibile tentazione di assaggiare la prima fetta ancora fumante. Ma per chi sa rispettare il tempo dell’attesa, quel periodo necessario affinché gli ingredienti si innamorino, la soddisfazione sarà ancora più appagante.

Perché questo è un dolce che dà il meglio di sè nella distanza. Un dolce per chi ama le cose semplici. Un dolce che è l’elogio della lentezza.

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