Non c’è che dire: come regalo di compleanno per il primo anniversario del Maggiociondolo forse si sarebbe potuto sperare in qualcosa di meglio.
Nella vita accade anche di peggio e sicuramente qualche decennio addietro un evento del genere avrebbe messo in ginocchio l’economia di un’intera famiglia. In ogni caso il risveglio di questa mattina, dopo la neve e le giornate di pioggia di questi ultimi tempi, nonostante il sole, non è stato dei migliori.
Approfittando del tepore dei primi raggi che facevano capolino dalle nuvole, ho deciso di fare un giro nel frutteto, tra gli alberi di mele.
Quello che ho visto mi ha lasciato davvero sgomento.
Molto probabilmente le lepri (o forse i caprioli?), affamate per un inverno nevoso come non se ne vedevano da anni, hanno rosicchiato ogni cm quadro di ciascun tronco, scortecciando ogni albero per il primo metro di altezza. Non ne hanno risparmiato nemmeno uno.
Un disastro!
Con questo posso dire addio al meleto, che proprio da quest’anno avrebbe dovuto cominciare a dare i primi abbondanti raccolti.
Mele di varietà antiche, ricercate con cura in diversi vivai…
Tutto andato!
La sopravvivenza del Maggiociondolo non dipende dal frutteto, ma è comunque un duro colpo. Al di là dell’aspetto economico. Vedere andare dispersa in questo modo l’energia e la passione per un progetto nel quale ci si è tanto prodigati è qualcosa che intacca profondamente il morale.
Ammetto che stamattina, per un attimo, ho provato un forte senso di rabbia verso una natura che mi è apparsa ingiusta, ma poi, dopo un po’, è passato, perché in fondo sapevo quali erano le regole del gioco e certo noi uomini facciamo ben di peggio a questo pianeta.
Dopo la neve che ha accartocciato buona parte delle serre, il vento che ha strappato i teli di protezione dei piccoli frutti, ora anche questa sorpresa si aggiunge a suggellare un inverno difficile.
Domani è un altro giorno… si va avanti, ma oggi, intanto domina una forte delusione.
dici che tutto è perduto?
mangiate anche le gemme?
Beh… diciamo che le lepri hanno fatto un bel lavoro. Con metodo e precisione. Credere nei miracoli però conviene sempre.
mi dispiace davvero, Marco. un abbraccio